La migrazione ambientale è come una bomba inesplosa: in un futuro non troppo lontano, l'intero pianeta dovrà affrontare l'onere economico e sociale delle sue conseguenze. Nel 2050, una persona su 45 sarà un migrante ambientale 200/250 milioni di persone in totale: già oggi sono decine di milioni. Il novanta per cento di questi 200 milioni di migranti vive nei paesi in via di sviluppo, non approderà in nazioni più ricche ma cercherà nuove fonti di reddito nelle aree urbane dei loro paesi d'origine che sono già sovraffollati e spesso estremamente povere. Nel 2008, per la prima volta nella storia, ci sono più persone che vivono nelle città che nelle zone rurali, le città cresceranno ancora a causa dei cambiamenti climatici e dei migranti ambientali. Questo progetto a lungo termine si concentra su questo tema sottoesplorato ma incombente. L’obiettivo della mia ricerca è quello di offrire uno sguardo su come il nostro pianeta e le città stiano cambiando in peggio e di comprendere le narrazioni personali della popolazione migratoria osservata, per documentare e raccontare le loro storie al fine di rivelare l'impatto sociale devastante della migrazione ambientale dalle zone rurali a quelle urbane. Mongolia, Bangladesh, Kenya e Haiti sono alcuni dei paesi più colpiti da questo fenomeno. Mi sono concentrato su queste aree geografiche per raccontare le varie forme che i cambiamenti climatici possono assumere a livello globale. Nelle mie storie io uso un preciso schema narrativo: in ogni paese metto a confronto le vicende delle persone che lottano contro le avversità ambientali in campagna, con le precarie condizioni di vita dei migranti ambientali stipati nei bassifondi in continua espansione delle metropoli. Questo è il ground zero di oggi per i migranti ambientali, una situazione che non farà altro che diventare sempre più critica negli anni a venire.
Profilo autore
Alessandro Grassani (1977, Italia) ha raccontato grandi eventi internazionali di news come i funerali di Yasser Arafat, lo sgombero dei Coloni israeliani dalla Striscia di Gaza, il terremoto che distrusse la città di Bam in Iran, e l’operazione militare israeliana “Summer Rain”. Con il tempo la sua attenzione si è spostata verso una fotografia di approfondimento e di indagine su importanti tematiche sociali che l’hanno portato a viaggiare in oltre trenta Paesi; lavora con riviste quali il Sunday Times, The New York Times, L’Espresso e organizzazioni come Doctors of the World e International Organization for MIgration. Nel 2013 ha preso parte alla TED Conference di Berlino e i suoi lavori sono stati esposti in Italia, Londra, Madrid, Tokyo, New York, Parigi, Los Angeles e in festival quali Cortona on the Move, La Gacilly e i Recontres d’Arles; sono stati premiati al Sony World Photography Awards, Days Japan International Awards, Luis Valtuena Humanitarian Photography Award, PX3 International Awards, Premio Marco Luchetta, IPA International Photography Awards, Memorial Mario Giacomelli, Premio Amilcare Ponchielli e premio FNAC. Le sue immagini sono parte di diverse collezioni private e pubbliche come la collezione FNAC e del Museo dell’Olocausto di Gerusalemme.
riferimenti
sito web / www.alessandrograssani.com
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Selezione di immagini dalla mostra